DT del Lunedì 03/08/2015

Il racconto in prima persona di chi era in gara (Ermes):

Triathlon Olimpico Bellagio

Fine luglio il mio pensiero: “Sarà pesante tipo Iseo, ma si facciamolo che poi ad Agosto non ce ne sono più di gare”.
La gara del Bellagio inizia a insospettirmi quando arrivo la mattina in cima al passo del Ghisallo a ritirare il pettorale, siamo in alto, molto in alto, fa un freddo cane, si è tutti intirizziti, un pò perchè è diluviato tutta notte un pò perchè il sole non è ancora salito, inoltre passeggiando per il paesello mi ritrovo a camminare sulle montagne russe, pare che non vi sia pianura neppure nella frazione run.
Arriva Marco e mi racconta il percorso bici visionato la sera prima in auto: “Fuori dalla zona cambio subito salita, poi mangia e bevi per 10 km, poi inizi a salire, 13km totali media 8% con uno spiano intorno al 10km, poi discesa di 10km ed infine ultima ascesa di 7 km al Ghisallo dalla parte facile pendenza media 5% da fare con il 50”.
Ancora lucido faccio un rapido calcolo, sono 20km di salita, tutti in zona cambio avevano almeno 3/4 gel sulla bici compresi i primi della classe, ed inizio a mangiare la foglia, prego in ginocchio Marco di regalarmi un gel da appendere in bici, come al solito partivo senza cibo, cosa vuoi un Olimpico in 2:10 lo finisci.
Marco generosissimo mi regala un gel tra l’infinita scorta che ha in borsa oltre ai 5 che aveva già scocciato sulla bici, mi scelgo quello più leggero 100kcal perchè così lo digerisco meglio.
Per grande felicità mia viene vietata la muta, Marco è un pò meno contento, Nicola è il più sereno di tutti, tanto è il più forte a nuoto in piscina gira sui 22 nei 1500.
Ci scaldiamo tutti e 3 allegramente e l’acqua si rivela bella calda, perfetta per la gara.
Dopo la spunta tutti in acqua per le procedure di partenza, mentre entro scivolo su un bel pietrone e picchio la schiena, ottimo una bella botta.
Partenza che si rivelerà la solita barbonata, tutti in acqua ad avanzare, i giudici a terra a gridare di tornare indietro, le canoe a cercare di arrestare l’onda che avanza.
Questa volta dopo diversi minuti a mollo pare che la vincano i giudici quindi iniziamo a retrocedere verso la riva, mentre nuoto in direzione spiaggia mi vedo la gente che mi arriva addosso, morale hanno dato il via senza far rientrare tutti sulla linea, pace, mi defilo subito tutto a sinistra e cerco di stendermi, sono confidente sto nuotando molto bene, spingo il giusto e la banchina arriva subito, nel cacciare fuori la testa davanti a me sta saltando fuori dall’acqua Nicola, ottimo se gli sono attaccato al culo sono andato bene, Nicola 23:22, io 23:32 il Garmin dice 1450mt, peccato sia più corta, per la cronaca saranno il 37esimo e 40esimo tempo in acqua.
Dopo una bella corsetta in T1 modello fachiro, c’erano circa 300 metri di ciottolato spacca piedi ricoperto di un bel nulla in cui ho pensato: “Grazie organizzazione se qualche atleta scivola qui si spezza un osso”, cambio rapito esco dalla T1 ed ecco la prima brutta sorpresa, “la salita della bici” non l’avevo vista perchè era dietro un angolo retto, e “la salita della bici” è di nome e di fatto SALITA vera, ho il 52X15 più o meno impostato con le scarpette e gli elastici di ordinanza, la prima pedalata non è sufficiente mi pianto, perdo una scarpetta, mi tocca fermarmi scendere dalla bici calzare le scarpe e ripartire in salita con il 53, insomma un macello, ma più o meno intorno a me il putiferio, mi compiaccio è un problema di tutti non sono l’unico sprovveduto.
Quello strappetto lo tiro e mi ritrovo solo, il pensiero di quel toro di Marco in bici che mi rosicchia secondi mi assale subito, così testa bassa e giù a menare sul mangia e bevi, che poi è quasi sempre leggera salita, vado via a 35/36 km/h ma sentendo di spendere parecchio, dopo 10km quasi come una liberazione arriva la salita vera, non è bello trovarsi in quelle condizioni solo soletto.
Salgo con un buon ritmo, recupero gente, nei primi km si crea un gruppetto di 7 persone a ruota che mi vengono dietro, costante sui 15/16 km/h ma anche momenti a 12 km/h su rampe oltre i 10%.
Passano i km e perdo via via i pezzi, resterà con me solo il pettorale 212, intorno al 6km di salita si alza sui pedali, parte e cerca di staccarmi, maledetto, mi metto li a ruota e stringo i denti, vado fuori ritmo ma non lo perdo, dopo la sfuriata si rimette a ruota, a quel punto siamo intorno agli 8km di salita e per la prima volta gli parlo: “quanto manca?”, dal nulla mi risponde Marco: “siamo quasi al piano dai dai”, mi giro e su di noi sono rientrati Marco e Davide Boni della Feralpi, mi vedo male, ci penso un attimo e calcoli alla mano mancano 5km di salita allo scollino e mi hanno già rosicchiato almeno un paio di minuti se in acqua i distacchi sono stati più o meno quelli di 2 settimane fa a Iseo, restare con loro sarà dura.
Infatti dura lo è, menano che è un piacere e fuori rimo arrivo ai 10km, li c’è il piano ma purtroppo è brevissimo meno di un km, non riesco a recuperare, anche perchè per non perderli devo subito mettere il 52 sin dai primi metri di piano, si torna in un battibaleno al 36 impiccato, ai 12km perdo la ruota, piccola crisi mi sento vuoto, non può essere altrimenti, sono fuori ritmo da tanti minuti per tenere il passo di questi scatenati, raschio il barile e li tengo a vista, manca poco, finalmente i 13km della salita di Nesso terminano, in cima c’è un pò di tifo, chiedo quanto hanno quelli davanti, mi gridano dietro: “20/30 secondi”, tengo duro e mi butto in discesa, ma ad ogni rettilineo anche nei più lunghi non intravedo nessuna sagoma, realizzo che sono in crisi, sto scendendo con troppi rischi e da solo, psicologicamente la situazione sta diventando difficile, ci ragiono un attimo, mancano ancora tantissimi km, quindi rallento e decido saggiamente di alimentarmi con il gel regalatomi da Marco.
La discesa è velocissima, molto pendente ma anche ben asfaltata e con curve ampie, a parte un paio di paesini dove la strada si stringe non percepisco più il pericolo dei primi km e fila tutto liscio.
Quando la strada riprende a salire capisco che sono agli ultimi 7km per il passo del Ghisallo, effettivamente è pedalabile, salgo con il 52, mi gira un pò la testa ed ho fame, però soffro e stringo i denti, il Garmin dice 23/24 km/h di velocità, è il massimo che posso dare, gli ultimi km diventano anche più duri e sono costretto al 36, quando vedo il paese è un autentica liberazione.
Cambio veloce sono fuori dalla T2, l’orologio mi segna 1:46h di bicicletta, auto che inferno che ho appena passato, però le gambe rispondo sono intorno ai 4 al km e i giramenti di testa sono passati, decido di provarci, brutta cosa l’orgoglio, sono consapevole di aver preso almeno 3 minuti sul groppone da Marco dallo scollino in avanti, e sono consapevole che sono troppi per essere recuperati, ma di mollare non se ne parla quindi spingo, sono quattro giri da 2,5 km.
Il primo km è pressoché tutta discesa le gambe volano, più una salita impegnativa ma molto breve circa 150mt, è il 1,5km rimanente che si rivela un inferno, subito una salita di circa 300mt con il simpatico cartello che recita 22%, poi un piccolo piano e una lunga salita fortunatamente più blanda della seconda.
Dopo il primo giro decido di affrontare il percorso tenendo sulla prima parte più facile dove avevo spinto, perchè in cima alla seconda salita al 22% ero arrivato con le gambe che mi tramavano e avevo pagato dazio su tutta la terza più lunga, morale cerco di fare ritmo ma dovrei dire: cerco di sopravvivere sino in cima alla seconda salita e da li spingere e andare fuori giri sulla terza in modo da recuperare energie nel primo km del giro successivo.
Il piano pare funzionare, e il secondo e terzo giro effettivamente mi volano, nessuno mi passa, proprio all’inizio del quarto giro, sul km più semplice mi ritrovo a camminare anche in discesa, guardo l’orologio sono quasi 2:45h di gara, sono distrutto non riesco a correre, camminando e trotterellando per 10 minuti mi trascino nell’ultimo 1,5km che mi manca e in 2:54:37 taglio il traguardo in 38esima posizione assoluta scalzato da 12 avversari visto che ero sceso dalla bici in 26esima posizione, ma credo molti di più perchè nei primi tre giri avevo passato tanta gente e sicuramente qualche avversario diretto.
Un grandissimo Marco chiuderà in 2:48:32 in 19evisa posizione assoluta, prova monstre, quando sfatto lo ritrovo all’arrivo lui è fresco come una rosa, da sottolineare 1:41 il suo tempo in bici, 18esimo tempo assoluto, dove mi rifila ben 5 dei 6 minuti di distacco totali.
In 3:22:48 chiuderà Nicola, che arriva con il sorriso in una gara gestita egregiamente (2:11 in bici e 48 a piedi) con l’intento di portarla a termine senza morire.
Bellissima gara, la consiglio a tutti, sicuramente l’anno prossimo tornerò a farla, le salite sono si massacranti ma anche molto belle, strade in cui si è scritto il grande ciclismo dal Giro d’Italia al giro di Lombardia che ogni anno ha il Ghisallo tra le salite più dure.

Bellagio